Trento, 12 agosto 2007
«ATTENZIONE AL MITO DI ANDREAS HOFER»
Intervista ad Hans Heiss, storico sudtirolese
dal Trentino di domenica 12 agosto 2007
Lo storico sudtirolese Hans Heiss, consigliere provinciale dei Verdi a Bolzano, è preoccupato in vista del bicentenario, che cade nel 2009, dell’insurrezione sudtirolese contro bavaresi e francesi che vide come protagonista l’oste e contadino Hans Hofer. Ne ha scritto recentemente sulla rivista Archivio trentino pubblicata dal Museo storico in Trento.
Quali sono i rischi?
«Vedo che sta venendo avanti, in vista del bicentenario della rivolta del 1809, una forma di revanscismo pantirolese promosso dalla destra tedesca a livello provinciale, l’Union für Südtirol, i Freiheitlichen. In questi mesi - spiega Heiss - si stanno muovendo parecchio per strumentalizzare la ricorrenza. Invece, dovrebbe essere un’occasione per riflettere sull’identità storica del territorio regionale e sulla figura di Andreas Hofer».
E’ una ricorrenza alla quale dovrebbe partecipare anche il Trentino?
«Certo, anche perché alla rivolta del 1809 presero parte alcune compagnie di schützen trentini. Ma, soprattutto, perché, per avere una visione condivisa della nostra identità, della nostra storia, bisogna coinvolgere sia il Tirolo del nord che il Trentino. In questo senso il mio è anche un invito esplicito alla Provincia di Trento a fare la sua parte.»
Nell’occasione del bicentenario hoferiano, secondo lei cosa va evitato?
«Va evitato di rafforzare ulteriormente il mito hoferiano della piccola patria locale che lotta contro tutto il mondo.»
E cosa, invece, va fatto?
«Cercare di riflettere e capire come il nostro territorio regionale possa definirsi uno spazio autenticamente europeo, che sia cosciente della propria storia ma che abbia anche una visione di futuro come zona di apertura, passaggio e innovazione.»
In Alto Adige/Südtirol si sta muovendo qualcosa nella direzione che lei propone?
«Gli unici a muoversi sono i partiti della destra tedesca e le formazioni tradizionali degli Schützen. Invece, non vedo segnali né da parte del gruppo italiano né da parte della società tedesca più aperta. Neanche la Provincia di Bolzano, a dire il vero, per quanto abbia stanziato dei fondi, mi pare stia facendo molto nella direzione che io auspico.»
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